La moda non è solo un effimero passatempo, né un argomento frivolo del quale chiacchierare con le amiche.
O meglio è anche quello, ma è molto, molto di più.
La moda è innanzitutto storia, è arte, è cultura: fin dai tempi più antichi gli uomini (inteso in senso generico, uomini e donne senza distinzioni di sorta) hanno utilizzato abiti, copricapi, calzature e accessori come specchi dei propri tempi, capaci di raccontarne gli usi, i costumi e i modus vivendi, ne rappresentavano l’estrazione sociale, l’appartenenza alle classi sociali o alle diverse subculture.
Nel corso dei decenni, e ancora più dei secoli, le mode si sono succedute più e più volte, morendo e rinascendo secondo un ciclo continuo che ancora oggi continua a percorrere la propria strada.
Ogni epoca ha avuto la sua moda, la sua storia, i suoi costumi, le sue usanze, le sue correnti artistiche e di pensiero che, a loro volta, hanno influenzato la moda stessa.
Come una spugna, il mondo del fashion e i suoi protagonisti (couturier prima, stilisti poi, maison, designer, brand, sarti, ecc.) hanno assorbito gli input provenienti dalle più diverse fonti e li hanno trasformati in abiti, calzature, accessori, mode e stili.
E’ così che la moda si è perpetuata nei secoli, affascinando e conquistando artisti, filosofi, letterati, poeti, addetti ai lavori, uomini e donne di qualunque ceto sociale.
In tanti ne hanno parlato e ne hanno scritto: da Simmel a Bartès, passando per i racconti e gli aneddoti di icone che hanno fatto la storia della moda, qualiPoiret, Dior, Chanel, Armani, Valentino.
Difficile dunque, se non impossibile, poter staccare la moda dal suo contesto, dalle sue radici storiche, artistiche e culturali. Impossibile poterla considerare solo “una roba di vestiti”, impossibile non rimanere incantati da tutto ciò che si cela dietro ogni singolo capo che noi indossiamo.
I pantaloni, la minigonna, i jeans, il bomber…Ogni capo d’abbigliamento è nato in un preciso momento della storia e ne rappresenta uno specchio perfetto: per questo per dire di conoscere davvero la moda e per apprezzarla com’è giusto che sia, non si può prescindere dalla cultura che rappresenta.
Sotto questo punto di vista dunque, è magnifico il progetto lanciato da Google, colosso del web che ha deciso di mettere a disposizione le proprie tecnologie più avanzate per creare un imponente progetto dal titolo “We Wear Culture”.
Noi indossiamo la cultura, frammenti di cultura rappresentati da stoffe, linee, colori e bottoni, pezzi di storia che dal plissè alla paillettes, raccontano chi, come e cosa ha voluto che quel determinato elemento stilistico prendesse vita.
Il progetto“We wear Culture” ha debuttato in tutto il mondo attraverso la piattaforma “Google Arts& Culture” e ha davvero spalancato le porte su un mare magnum di storie, spunti, racconti, dettagli, meraviglie, divenute improvvisamente disponibili e fruibili da tutti, per ampliare e uniformare la cultura della moda in tutto il mondo, e non solo tra gli appassionati e gli addetti ai lavori.
Grazie a Google e a questo progetto, chiunque dotato di una connessione internet può godersi comodamente da casa un viaggio onirico e affascinante nel meraviglioso mondo della moda, curiosando tra le collezioni di moltissime tra le più importanti istituzioni culturali dedicate alla moda di tutto il mondo.
Inutile dire che si tratta di un progetto enorme, ma soprattutto culturalmente avanzatissimo, capace di arricchire le nozioni che ciascuno di noi ha del mondo della moda in maniera professionale ed approfondito.
Molti i partner che hanno confermato la loro adesione al progetto, esperti di moda, curatori e stilisti nonché università, musei e ONG da ogni parte del mondo che hanno collaborato al progetto per dimostrare che la moda fa parte della nostra cultura: più di 180 realtà distribuite in 42 paesi in giro per il mondo hanno aderito entusiaste al progetto, tra cui naturalmente l’Italia.
Il nostro Paese, oltre ad avere una delle più grandi culture mondiali a livello di moda, ha anche dato i natali ad alcuni tra i più grandi couturier di tutti i tempi e detiene un ottimo numero di Musei dedicati ai grandi creatori di moda, come il Museo Ferragamo, il Palazzo Mocenigo, il Palazzo Fortuny a Venezia, la Fondazione Gianfranco Ferré, Palazzo Madama, il Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi e tanti altri.
L’Italia però è un ottima compagnia in questo viaggio stilistico avviato dal progetto “WeWear Culture”: insieme a lei numerose città di tutto il mondo, da New York a Londra, da Parigi a Tokyo fino a San Paolo a Firenze hanno aperto a Google le porte delle proprie meravigliose collezioni.
Ciò che rende ancora più speciale questo progetto di Google, è senz’altro il fatto che per la prima volta moda e tecnologia si fondono in maniera avanguardista senza snaturarne tradizioni e radici: le immagini delle collezioni, degli stili e dei look sono ad altissima risoluzione grazie al sistema gigapixel di Google Art Camera e in totale, tra foto, video e documenti blindatissimi, si parla di un patrimonio storico e stilistico di ben 30mila elementi.
Non solo: grazie alle più avanzate tecniche di realtà virtuale, il progetto “WeWear Culture” permette di scoprire nei più vividi dettagli ogni stile, look, elemento che ha caratterizzato intere epoche rendendo iconiche anche chi le ha veicolate.
Un esempio su tutti: le scarpe col tacco alto indossate da Marylin Monroe e realizzate da Salvatore Ferragamo, oppure lo storico littleblackdress di Chanel, così come le linee scultoree e avanguardiste di Rei Kawabubo per CommedesGarçons o i leggendari corsetti di Vivienne Westwood (e ovviamente è possibile ripercorrere la storia della nascita della moda punk di cui la Westwood è rappresentante ideale).
E poi ancora si possono scoprire (o ri-scoprire per i cultori del genere) mostre, icone, movimenti, pionieri e trendsetter fra cui Alexander McQueen, Cristóbal Balenciaga, Audrey Hepburn, Christian Dior, Helmut Newton, Irving Penn, Yves Saint Laurent, Manolo Blahnik, Gianni Versace, Oscar de la Renta, Pierre Balmain, Vivienne Westwood, MiyakeIssey e tanti altri.
Non solo storia, ma anche contemporaneità: nel progetto c’è anche una sezione dedicata ai capi “più hot” secondo la celebre youtuber Ingrid Nilsen, come il chocker, la felpa con il cappuccio e la giacca sukajan, a simboleggiare la commistione da storia e modernità.
E ancora, i dietro le quinte di ciò che indossiamo, con le immagini e i racconti delle varie fasi di realizzazione e gli affascinanti retroscena, ma anche gli intrecci perfetti che nel corso dei secoli si sono creati tra moda e arte. Si può scoprire l’arte dell’abito Delphos che ha reso celebre Fortuny, ma anche lo stile e l’arte di Frida Kahlo e il surrealismo della Schiaparelli.
Tra i focus più preziosi115 ci sono poi quelli che raccontano la storia di capi e accessori di Paesi lontani, mostrando come in un grande puzzle di stile, come la moda sia una vera e propria forma d’arte capace di avvicinare tutte le culture, anche le più diverse. Su “We Wear Culture” si può scoprire la storia dei merletti svizzeri e del Sari indiano, l’arte che si cela dietro la realizzazione di un kimono giapponese e la storia della maglietta di protesta inglese, ma anche le particolarità dei tessuti africani.
Sono innumerevoli le storie racchiuse nel progetto di Google, forse uno dei più grandi e tecnologici mai dedicati a questo mondo così ricco e affascinante.
Davvero un’occasione meravigliosa e alla portata di tutti per conoscere meglio la storia di ciò che indossiamo, perché ogni singolo capo porta con sé la cultura che lo ha generato.