Secondo il primo assioma del modello pragmatico della comunicazione di Watzlawick (1971) “non si può NON comunicare”.
Ciò vuole dire che, indipendentemente dalle intenzioni, tutto comunica. Non solo le parole, ma anche il corpo, l’abbigliamento.
Ogni aspetto legato alla nostra Immagine veicola informazioni che possono essere colte, interpretate, producendo reazioni e effetti collaterali che possono essere negativi, positivi o neutri.
Quando lavoravo nel Marketing si citava spesso l’assioma di Watzlawick per convincere le aziende a sviluppare dei piani di comunicazione perché se anche si decide di non comunicare, di fatto questa stessa scelta definisce una chiara posizione.
C’è un rischio però…se la comunicazione non viene guidata, gestita, controllata non si ha la certezza che il messaggio che arriva all’interlocutore circa il posizionamento che si assume sia effettivamente corretto…si lascia spazio alla libera interpretazione e quindi alla nascita di diverse opinioni, giudizi.
Tendenzialmente i brand sono molto attenti a queste dinamiche e quindi a governare la propria comunicazione, ma poi – ogni tanto – ci sono realtà talmente forti del proprio posizionamento e valore che si permettono di staccare la spina.
E’ il caso di Bottega Veneta, che ha scelto di chiudere i suoi profili social.
Perchè lo ha fatto?
Forse perchè ritiene che la curva ascendente sia arrivata al suo apice e quindi ora investire sui social non offre più opportunità di crescita non solo in termini di vendita, ma soprattutto di engagement, di volume di conversazioni con i suoi follower. Probabilmente questa è una scelta visionaria perchè guarda già oltre la realtà dei social…
E comunque sono davvero poche le aziende che possono permettersi un’operazione così!
Ci sono poi altre aziende, come Prada, che invece puntano sui social, quindi vivono al massimo il loro contemporaneo, per rendere la relazione con il proprio pubblico ancora più intima con l’obiettivo di far sentire i consumatori protagonisti e partecipi…di potersi avvicinare a un mondo generalmente considerato elitario e inarrivabile.
A settembre 2020 Miuccia Prada e Raf Simons hanno fatto il primo passo in tal senso.
In occasione della presentazione della collezione Spring Summer 2021 alla Milano Fashion Week, hanno dato vita a un talk online per celebrare il loro debutto come co-direttori creativi.
Di recente poi il brand ha lanciato una rivoluzionaria campagna marketing ‘PRADA DIALOGUES’ – firmata da Ferdinando Verderi – che evidenzia ancora di più la voglia di interagire con il suo pubblico e dargli voce.
La campagna invita i follower a entrare nel sito di Prada e rispondere a una serie di domande. Le risposte più interessanti saranno pubblicate in un libro.
Ho trovato questa operazione davvero intelligente perchè realizzata in un momento dove la forza di un brand si misura sulla capacità di essere empatico e comprendere gli umori dei propri consumatori e il mood generale che pervade la società.
Le domande sono state strutturate in modo che si inneschi una profonda riflessione rivolta verso se stessi e il mondo fuori.
Chi siamo, come ci poniamo verso i nostri interlocutori, quale è la nostra immagine.
Io ho risposto e l’ho trovato stimolante.
Nei giorni successivi ho pensato molto a quanto mi era stato chiesto perchè ogni tanto vale davvero la pena di fermarsi e meditare…soprattutto perchè aiuta a conoscere meglio se stessi!
Vi copio qui alcune delle risposte che ho dato io…sicuramente vi permetteranno di conoscermi meglio, ma soprattutto vi invito ad aderire a questa iniziativa perché magari scoprirete qualcosa di nuovo su di voi!
Anche questa è crescita personale e vi aiuta a schiarirsi le idee per costruire un proprio personal branding.
QUESTIONARIO CAMPAGNA PRADA
P: “Per te il futuro è un’idea romantica?”
GV: Più che romantica direi un’idea stimolante. Certo il romanticismo porta con sé un concetto di speranza, di positività, ma per me il romanticismo riguarda soprattutto il passato e al ricordo. Il futuro è scoperta, curiosità.
P: “Che ruolo ha la funzione?”
GV: E’ ‘funzionale’ affinché le cose procedano nel verso giusto. E’ importante per avere dei riferimenti, solidità.
P: “La novità è ancora rilevante?”
GV: E’ vitale in qualsiasi ambito essa di manifesti perché vuol dire che qualcuno ha immesso linfa nuova.
P: Pensi sottoforma di linguaggio o immagini?
GV: Entrambi, sono osmotiche.
P: “La creatività è un dono o un talento?”
GV: E’ un dono che diventa talento se ne abbiamo consapevolezza e viene coltivato.
P: Hai abbastanza fiducia in te stesso per accettare le tue contraddizioni?
GV: Più che questione di fiducia, è esperienza. Ci sono arrivata con gli anni ad accettarle con serenità.
P: “Parli più liberamente online?”
GV: No, il mondo social non è nelle mie corde, ma ho imparato a essere a mio agio anche online. Certamente sono più empatica dal vivo e riesco a essere anche più generosa nel darmi e condividere.
P: Si può ancora parlare di novità?
GV: Dipende da cosa si intende per novità, se stiamo sul senso stretto in termini etimologici allora oggi la novità è merce rara. Siamo più che altro nell’epoca dell’upcycling, quindi non di novità ma di trasformazione.
P: “Dovremmo accelerare o rallentare?”
GV: Nessuno dei due, ma mantenere il giusto passo, quello coerente con il proprio equilibrio interiore e allo stesso tempo con il ritmo del mondo circostante. Non essere sopraffatti, né arrancare.
P: Quale è la differenza tra unicità e novità.
GV: La novità è replicabile, l’unicità no.
P: Cloud ti fa pensare all’informatica o al cielo…
GV: Preferisco pensare al cielo…
P: Guardi fuori dalla finestra o prima guardi l’app del meteo
GV: Guardo fuori dalla finestra
P: Quali esperienze alterano la tua percezione del tempo?
GV: L’esperienza più impattante in relazione al tempo è stato mettere al mondo dei figli. Con loro tutto è più accelerato e il tempo non è più solo tuo.
P: La ripetizione è una liberazione?
GV: No, è una gabbia che illude di vivere in un mondo ordinato e sicuro. La libertà è rivoluzione.
P: “Le tue emozioni possono essere plasmate?”
GV: No, nessuno dovrebbe sentirsi in potere di plasmare le emozioni degli altri.
Piuttosto farle suscitare, vibrare, ma lasciando la libertà di scegliere sempre.
P: La natura è la fuori o qui dentro
GV: E’ fuori e dovremmo tutti viverla di più.
P: “La cultura sta accelerando o rallentando?”
GV: Sta seguendo traiettorie imprevedibili come dei satelliti impazziti. Alcuni aspetti della cultura sono assolutamente accelerati, altri no.
Si dovrebbe riallineare i vari mondi legati alle varie forme di cultura.
La tecnologia non dovrebbe essere un’alternativa alla pittura, per esempio.
P: Ti senti mai una macchina?
GV: Spesso, sopraffatta dalla vita quotidiana.
P: “Il consenso è noioso?”
A volte è necessario, ma se scelto consapevolmente.
P: “Esistono limiti all’identità?”
GV: L’identità è un punto di partenza per poter poi esplorare nuove forme di espressione di se stessi
P: “Quale utopia persegui?”
GV: La giustizia, quella vera, uguale per tutti.