I look di Achille Lauro sono i veri vincitori di Sanremo 2020

“Mamma chi è David Bowie?”

Questa domanda fatta da mio figlio di 10 anni mi spiegato il valore della presenza di Achille Lauro in un contesto ‘popolare’ come Sanremo e la potenza del suo messaggio mediatico.

Confesso che sulle prime i suoi outfit, di per sé, non mi avevano catturato.

Certamente una voce fuori dal coro, ma – almeno per quanto mi riguarda – tutto già visto.

Il mio errore è stato giudicare prendendo me come punto di riferimento.

Io ho vissuto in prima persona la carriera di David Bowie, ho studiato la storia della Regina Elisabetta, conosco San Francesco perché mia nonna mi ha raccontato la sua storia, ho letto della Marchesa Casati e ancora oggi ne parlo nelle mie lezioni di Storia della Moda.

Io – e non lo dico per peccare di vanità – sono uno spettatore tutto sommato evoluto.

Ma i giovani, le persone lontane dal mondo della musica, della moda, gli stranieri che non conoscono la religione cattolica. Per loro è tutto nuovo.

Questi personaggi, e la loro spettacolarizzazione da parte di Achille Lauro, sono portatori non solo di un messaggio estetico, ma soprattutto di contenuto per chi ha voglia di andare oltre i lustrini e approfondire.

Achille Lauro ha portato in scena una meta teatro, una meta comunicazione, fatta appunto di abiti, make up, accessori.

Ben oltre la sua canzone, che si per sé è un manifesto, è riuscito ad affermare un nuovo standard di comunicazione in un luogo sacro come il palco di Sanremo da sempre attento a non suscitare polemiche, a non creare imbarazzi, a non ledere la suscettibilità del comune senso del pudore e del buon senso.

Ma tutto questo oggi è decisamente superato.

Non sono superati invece i messaggi di cui ognuno dei personaggi – interpretati da Achille Lauro – si sono fatti portavoce e megafono nella rispettiva epoca storica.

Forse ce li siamo dimenticati, forse sono semplicemente sepolti dalla quantità di input che riceviamo quotidianamente.

L’operazione messa in atto per mano di Achille Lauro, nel ruolo di regista, ma sostenuta dalla mente illuminata di Alessandro Michele (Gucci) e sviluppata insieme a Nick Cerioni, rockstar stylist (come ama definirsi lui) è davvero un gesto rivoluzionario, provocatorio e per questo fonte di grande ispirazione, o almeno dovrebbe esserlo per chi prova ad andare oltre l’apparenza ed è interessato a indagare la sostanza.

Parlo volutamente di operazione perché questo progetto non è frutto di un pensiero improvviso, ma è un progetto studiato, pianificato, curato nei minimi dettagli.

Achille Lauro è giovane ma non si rivolge solo ai suoi coetanei, bensì a tutti. E tutti dovremmo avere l’umiltà di porci in ascolto e avere la mente aperta per accogliere riflessioni – che pur arrivando da figure molto diverse tra loro – potrebbero aiutarci ad avere una nuova visione del mondo e ad aprirci senza pregiudizi agli altri.

Quanti giovani oggi hanno una nonna che racconta loro la storia dei santi e non per ‘atto di fede’, ma per cultura generale.

Quanti genitori fanno ascoltare i vinili di David Bowie ai figli, spiegando chi era Ziggy Stardust e cosa ha rappresentato per la sua generazione.

Siamo tutti troppo presi dalla vita che ci travolge o semplicemente presi da noi stessi per dedicare del tempo a condividere con gli altri.

E non parlo della condivisione di un selfie, ma della condivisione di una cultura che non si può solo leggere e studiare sui libri.

Persino i media avevano dimenticato questi personaggi e grazie a Achille Lauro li hanno riscoperti dedicando in particolare degli articoli alla Marchesa Casati.

Ecco spiegata, ovviamente dal mio personale punto di osservazione, la potenza dell’Immagine di Achille Lauro.

Il suo esempio mi permette di ricordare ancora una volta quanto il nostro aspetto, il nostro look sia molto di più di un mero fattore estetico, ma riguarda la nostra Identità più profonda.

Racconta di noi, di chi siamo, di cosa vogliamo dare e avere nella relazione con gli altri.

 

 

 

 

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