Gli abiti condizionano la tua psiche e il tuo benessere!

    1. “Vesto sempre di nero per non farmi notare”
    2. “Metto la ‘divisa’ per andare in ufficio perché tutti si vestono così”
    3. “Porto i capelli lunghi perché piacciono al mio compagno”
    4. “Ho questo stile perché mia mamma mi ha sempre detto che mi sta bene”
    5. “Faccio shopping con le amiche perché sono sempre indecisa su cosa acquistare”
    6. “Ho l’armadio pieno di vestiti ma non so mai cosa mettere”
    7. “Mi vesto sempre allo stesso modo perché non capisco cosa mi valorizza davvero “
    8. “Nulla di ciò che indosso mi fa sentire a mio agio”

L’elenco potrebbe continuare ma mi fermo qui.

Queste sono solo alcune delle ‘confessioni’ che mi hanno fatto alcune clienti mentre si svolgeva la loro  Consulenza di Immagine personalizzata nel mio Petit Atelier.

Se le leggete bene vi accorgerete qui non si parla tanto di vestiti, ma piuttosto di consapevolezza, fiducia, sicurezza, identità.

I vestiti così interpretati e vissuti altro non sono che la nostra ‘coperta di Linus’, sono il packging che aiuta a ‘vendere’, lo strato superficiale.

Ma dentro la confezione cosa c’è?

Sotto la coperta chi si nasconde?

Non dobbiamo essere altro dai nostri vestiti, dobbiamo piuttosto avere con loro un rapporto osmotico, che trasferisca energie (positive) e ci aiutino a esprimere pienamente noi stesse!

A questo serve la Consulenza di Immagine!

Non ad avere un look WOW per una cena o un matrimonio, ma a dare un senso ai nostri outfit, ad avere un guardaroba coerente con la nostra persona e personalità, a definire uno stile unico e riconoscibile.

In una parola a essere noi stesse, dentro e fuori. ARMONIA DI FORMA E SOSTANZA!

Senza paura dei giudizi, dei pregiudizi, dei commenti, della sorpresa che possiamo generare intorno a noi solo perché siamo diverse dagli altri, perché non ci omologhiamo, perché indossiamo i colori invece del solito nero!

Dobbiamo amare i nostri difetti perché ci rendono eccezionali.

Sono le nostre dissonanze a renderci perfette.

Dobbiamo imparare a valorizzarci anche attraverso gli abiti perché possano essere un mezzo per comunicare in modo autentico la nostra vera natura.

Quando vestiamo abiti che non ci appartengono non solo ne veniamo penalizzate in termini di stile, ma stiamo influendo negativamente anche sul nostro benessere psicofisico.

Vestire in modo errato per difendersi dal mondo esterno o adeguarsi totalmente alle aspettative degli altri porta inevitabilmente a essere ciò che non siamo, a indossare un’armatura, una divisa.

Inoltre, spesso dimentichiamo che il mood della nostra immagine impatta non solo su noi, ma anche e soprattutto nei confronti degli altri. Dare equilibro al nostro ‘dentro’ e ‘fuori’ consente di avere relazioni personali e professionali più fluide, oneste, sincere, empatiche.

Numerosi studi condotti in campo psicologico (ne parla la psicologa Karen Pine, Professore alla Hertfordshire University, nel suo libro Mind What You Wear) dimostrano che la scelta di un capo sbagliato ha effetti molto potenti a livello inconscio: può renderci di malumore, deconcentrarci o addirittura deprimerci, mentre indossare quello giusto può farci sentire più forti o renderci più performanti.

Vi sarà capitato di non indossare mai più un capo che avete comprato con tanto amore, ma che poi avete associato a un momento negativo, magari un incontro finito male…

Ciò accade perché quando indossiamo un capo, proprio perché si crea un rapporto osmotico, finiamo per adottare alcune delle caratteristiche associate ad esso, anche se non ce ne rendiamo conto, e se percepiamo il passaggio di energie negative lo accantoniamo. E’ un istinto naturale.

La scienza lo definisce ‘Enclothed Cognition.

In uno studio pubblicato nel 2012 dalla Northwestern University (Illinois) venne descritto un famoso esperimento che prova questo fenomeno, il test del ‘White Coat’.

Nell’esperimento veniva fatto indossare lo stesso camice bianco a due gruppi di studenti. Ad un primo gruppo veniva presentato come un camice da pittore, all’altro gruppo come un camice da medico. Tutti gli studenti furono poi sottoposti alla stessa serie test per misurare il livello di attenzione: il gruppo che indossava il ‘camice da medico’ si era dimostrato più attento rispetto al gruppo del ‘camice da pittore’. Era bastato far indossare un capo a cui veniva attribuito un certo significato per far emergere un sottile ma significativo spostamento nei processi cognitivi tra un gruppo e l’altro.

Questo studio è alla base degli attuali processi di studio relativo alla confezione delle divise aziendali, parlando ad esempio di ambito retail (operatori da banco) o compagnie aeree. Tutti quei contesti dove le persone devo appunto indossare un abito che sia segno distintivo di appartenenza a un brand, ma allo stesso tempo strumento di comunicazione nei confronti del pubblico. In questo caso il benessere dell’individuo nel vestire quella divisa è fondamentale perché sia portatore di messaggi positivi.

Personalmente in passato mi è capitato di lavorare con alcune aziende come Consulente per la parte colore e styling per alcune aziende ‘illuminate’ che hanno deciso di progettazione nuove divise per i propri dipendenti.

Conoscere se stessi

Quando le clienti vengono a fare una Consulenza nel mio Atelier dopo aver svolto le due attività più tecniche/oggettive, ovvero l’analisi del colore e della body shape, si entra nella sfera soggettiva, l’analisi dello stile e la prima domanda che faccio è ‘tu che donna sei?’

Una domanda semplice, banale, ma credetemi, spesso vedo negli occhi delle mie interlocutrici disorientamento, paura. Sono spiazzate.

Questo accade perché siamo talmente calate nei nostri ruoli che alla fine non sappiamo più chi siamo davvero. La nostra percezione di sé è talmente travisata, distorta, deformata che quando ci guardiamo allo specchio non ci riconosciamo più.

Proprio di recente una cliente alla fine della nostra Consulenza mi ha detto ‘non mi aspettavo tutto questo, mi hai emozionato perché mi hai messo davanti a una verità di cui non avevo nessuna consapevolezza, ma ora che me lo hai spiegato mi accorgo che è proprio così, io sono una persona diversa da come mio vesto!”

E veramente questa donna aveva gli occhi ludici quando io le dicevo che non è la donna CLASSICA che crede di essere solo perché ha un ruolo da manager in una compagnia assicurativa!

La sua anima è molto più luminosa, briosa, colorata. Lei è una donna assolutamente CREATIVA, con un pizzico di anima seducente e fashionista, ma che non vuole rinunciare all’eleganza.

Come fare a coniugare tutto questo?

Ed è su questo punto che il 90% delle volte ci si blocca.

Essere una donna classica è più facile, ho dei modelli, ho degli stereotipi cui ispirarmi.

Come posso mixare un cocktail esplosivo senza diventare troppo vistosa?

Con la conoscenza di sé stesse in termini cromatici e della figura innanzitutto perché solo partendo dalle basi possiamo trovare un balance con nostri gusti e attitudini e quindi renderli ‘compliant’ anche con il contesto in cui viviamo nella vita privata e professionale.

Un abito può cambiare la percezione della propria persona

Ad esempio, se un individuo attraversa un periodo difficile della propria vita e ha poca stima in sé tende ad indossare ‘abiti-rifugio‘ che lo nascondono o lo appiattiscono. Crediamo che questa sia la ‘comfort zone’, ma in realtà le cattive vibrazioni di questi abiti ci risucchiano in una spirale negativa  (anche nella postura, nello sguardo e nella prossemica) e peggiorare sempre più anche la relazione con gli altri.

A questo proposito vi invito a vedere il film ‘Brittany Runs a Marathon’, anzi potrebbe essere uno dei film da vedere insieme quando da novembre inizio il ciclo cineforum nel mio Petit Atelier!

Pensate a tutte le volte che vi siate distratte o infastidite, o addirittura depotenziate perché avete scelto male gli abiti da indossare in quella giornata!

Al contrario se indossiamo capi che ci aiutano a gestire l’umore e migliorarlo, ci comportiamo in un modo diverso. E quando appariamo positivi e sicuri creiamo una forte attrazione da parte degli altri innescando un ciclo virtuoso nella nostra comunicazione.

Come fare per vestire gli abiti giusti e avere un look che infonda sicurezza a noi stesse e ci metta in buona disposizione nei confronti del mondo?

Beh, certamente intraprendere un percorso di Consulenza di Immagine può aiutare.

Un professionista capace, una persona esterna ed estranea alla vostra vita può avere un occhio più neutro, distaccato, meno impietoso e quindi offrirvi nuovi punti di vista, prospettive, alternative.

Il passo successivo è affrontare il riordino dell’armadio!

Quando abbiamo dato risposta al ‘CHI SONO IO, CHE DONNA SONO’, la domanda seguente è “Cosa c’è nel mio?

Quali sono i capi che indosso per compiacere qualcun altro (aspettative di partner, parenti, colleghi), per riconoscenza (‘E’ un regalo, lo devo mettere’), per responsabilità (‘Faccio fatica a metterlo però l’ho pagato tanto’), per emulazione (‘Ho visto che sta bene alla mia amica’), per pigrizia (‘L’ho comprato perché la commessa ha insistito’), per affezione (‘E’ vecchio e consumato ma mi spiace buttarlo via).

La domanda cruciale è: ‘I miei abiti parlano davvero di me?

…in termini di colori, styling, gusti, lifestyle…

Riuscire a rispondere con onestà e consapevolezza, vi darà il coraggio per lasciare andare qualcosa che vi limita più di quanto non crediate e a concentrarvi di sui vostri desideri, il vostro benessere ed aprirvi con al nuovo con meno pregiudizi e più convinzione.

 

“Lo stile è l’abito dei pensieri, e un pensiero ben vestito, come un uomo ben vestito, si presenta molto meglio”.

– Philip Stanhope, Lord di Chesterfield

 

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