Vi racconto una storia.
Ho conosciuto una donna che ha preso in mano le redini dell’impresa di famiglia.
Un’azienda storica che ha al suo interno ha dipendenti che sono cresciuti insieme al brand e che sicuramente conoscono questa realtà molto più profondamente di quanto la conosca lei.
Questa donna si è rivolta a me qualche tempo fa perché sentiva che la sua immagine non era AUTOREVOLE nei confronti di queste persone che avendo vissuto sul campo momenti felici e non della vita aziendale la consideravano la solita giovane fortunata ad avere ereditato un’attività già avviata.
Parliamo ovviamente di preconcetti che non hanno alcun fondamento perché se è vero che ha ereditato l’azienda, è anche vero che questa donna ha tutte le carte in regola dal punto di vista professionale per poterla gestire. Anzi è subentrata proprio quando per esigenze di mercato c’è bisogno di un’importante piano di sviluppo pre traghettare il brand verso nuovi orizzonti.
Una grande sfida quindi che i dipendenti non credevano lei potesse sostenere e vincere al punto da non presentarsi nemmeno alle prime riunioni che ha indetto quando si è insediata.
Lei mi ha raccontato tutto questo al telefono, poi ci siamo incontrate e lì ho capito cosa non funzionava.
Questa donna ha una fisicità esile, bionda con gli occhi cerulei. Vestita in modo molto semplice, un pantalone e un maglioncino. Molto lontana quindi dall’immagine di una professionista di polso, volitiva.
Lei lo è assolutamente così, ma la sua immagine non trasmetteva questo messaggio, anzi, quest’aria da ragazzina non faceva altro che confermare l’impressione dei dipendenti.
Quale è la morale di questa storia?
Se è vero, come ho detto nelle precedenti pillole, che l’immagine deve essere specchio della nostra personalità, è anche vero che non possiamo vivere avulsi dal mondo che ci circonda e non pensare a come gestire la nostra immagine e le nostre relazioni con tutti i nostri ‘pubblici’.
Questa donna aveva sicuramente uno stile personale molto casual, ma non si è posta la domanda di come rendere questo stile coerente con il contesto lavorativo.
La nostra identità, la nostra immagine deve anche tenere conto del nostro ruolo professionale, delle persone con cui ci relazioniamo quotidianamente.
Bisogna sempre porsi le seguenti domande:
- Che lavoro faccio?
- Con chi mi confronto?
- Quali sono le mie occasioni di esposizione al pubblico?
Che si sia Amministratori Delegati di una grande azienda, titolari di piccole imprese, liberi professionisti o artigiani tutti hanno in comune di essere il volto della propria azienda e di conseguenza l’immagine deve essere incarnazione dei valori del brand che si rappresenta.
Il nostro aspetto esteriore deve essere coerente, credibile rispetto a questi valori per poter suscitare autorevolezza.
Se non armonizziamo queste due anime, se non siamo veri Ambassador del nostro brand diventiamo inevitabilmente l’anello debole del nostro business.
La mia giovane donna, quando mi ha contattato, era l’anello debole.
Perché non suscitando autorevolezza nei confronti del pubblico interno all’azienda non ne rappresentava i valori e quindi il suo volto non poteva nemmeno essere speso come influencer verso i pubblici esterni.
Se non hai consensi, non vieni preso sul serio.
Lei lo ha capito e insieme abbiamo iniziato un percorso di Consulenza di Immagine che l’ha aiutata a comprendere come armonizzare la sua personalità e stile personale con le nuove esigenze professionali.
Ha capito in particolare il valore di un altro concetto fondamentale: l’influenza ovvero quanto l’autorevolezza generata da una buona immagine possa pesare sull’essere influente nei confronti del proprio interlocutore e quindi quanto aiuta a diventare leader!
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