Se pensiamo alla parola “buccia” immediatamente l’istinto ci porta a immaginare qualcosa da scartare e buttare, la buccia di patata o di un frutto, oppure a qualcosa di negativo, per esempio alla buccia di banana che potrebbe rappresentare un pericolo reale o figurato.
In genere la buccia è l’involucro esterno di un frutto o di un ortaggio che eliminiamo per mangiarne il contenuto all’interno. La buccia è composta da una trama o texture che ci fornisce alcune informazioni:
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- Di quale tipo di cibo si tratta
- Lo stato di maturazione
- Integro o danneggiato
- Sporco o pulito
- La provenienza se c’è un etichetta
- Immaginiamo la qualità del contenuto
Da queste informazioni il nostro inconscio ci suggerisce quale è secondo noi il cibo buono o cattivo, quello da comprare o da lasciare sullo scaffale del negozio.
Insomma compriamo la buccia che vediamo per acquistare in realtà un contenuto che non vediamo ma immaginiamo.
Nel libro “Guerrilla Marketing” gli autori ci fanno notare a questo proposito che “la mente inconscia è quella parte del cervello che vi fa fare quello che fate, a volte senza neppure comunicarvelo. […]Il cervello si avvale di immagini per aiutare la mente conscia a capire[…]”.
Quindi la scelta di un prodotto visto attraverso il suo packaging naturale o artificiale è condizionata in maniera decisiva dalla nostra immaginazione.
Pensate che sia tanto diverso per noi e il nostro look?
Ahimè no.
Il nostro compito è cucirci addosso un’immagine vincente per attirare il nostro interlocutore, per rapirlo, per convincerlo a ‘notarci’ in prima battuta e poi ad ‘ascoltarci’ con maggiore attenzione di quanto normalmente fanno le persone ad un primo incontro.
Dobbiamo trovare anche noi un modo per emergere dallo scaffale e farci notare!

Non solo.
Visto che si è appena conclusa la Pasqua mi permetto di fare un altro parallelo con il mondo del food.
Le uova di Pasqua sono vistose, colorate. Attraggono sicuramente la vista e fanno una promessa.
Dentro ci sarà del cioccolato con una sorpresa.
Ma qui purtroppo la delusione è dietro l’angolo perché nel 70% dei casi dietro a quella bellissima carta laminata il cioccolato è di scarsa qualità e la sorpresa è davvero inqualificabile.
Questo ulteriore parallelismo mi serve per sottolineare come senza’altro si debba curare l’aspetto esteriore e governare la propria immagine, ma non per questo dobbiamo pensare che sia fatta!
E’ vero che oggi si dice che vale più come si comunica di cosa si comunica, ovvero è più importante la forma con cui si veicola il messaggio del suo contenuto, ma è altrettanto vero che se poi il contenuto non è di sostanza generiamo solo insoddisfazione.
Lo stesso vale per le persone, se abbiamo un bel look, elegante, credibile, autorevole, ma poi non è sostenuto dalla competenza, l’esperienza, i talenti possiamo aver fatto colpo alla prima impressione, ma non generiamo identificazione, riconoscimento, fidelizzazione e saremo ben presto abbandonati e ignorati.
Essere bravi non basta se nessuno lo nota, ma se non siamo bravi nessuno ci seguirà!
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