Il capospalla è senza dubbio uno degli indumenti indispensabili di ogni guardaroba, ma anche un alleato di stile e di praticità fondamentale.
Di capispalla ne esistono davvero tanti: cappotti, trench, giacche e blazer, ma anche sherling, piumini e pellicce. Quello che però rende unico ogni capospalla è indubbiamente la scelta dei materiali con i quali viene realizzato, i dettagli di qualità che lo contraddistinguono e il suo stile.
SALCO, azienda italiana specializzata proprio nella realizzazione di capispalla di altissima qualità, affonda le sue origini nei favolosi anni ’50 e ha subito destato la mia curiosità per la capacità cameleontica che ha avuto nell’evolvere nel corso di quasi 70 anni di storia, riuscendo comunque a mantenere alti i propri standard qualitativi e racchiudendo tutta la sua produzione nella meravigliosa Toscana.
Dagli impermeabili maschili alle collezioni femminili. Storia di un’azienda che ha saputo evolversi
Salco nasce nel 1951 ad Empoli, all’epoca patria dell’impermeabile italiano, grazie all’intuizione di Ricciotti Salvadori: è in questo settore che Salco inizia la propria attività imprenditoriale.
Nei primi anni di attività, l’azienda inizia infatti producendo impermeabili maschili raggiungendo in breve tempo un’importante posizione nel mercato italiano. Ciò che la rende davvero un’azienda Made in Italy di grande qualità, è il fatto che tutte le fasi della produzione avvengono da sempre totalmente all’interno dell’azienda, con tessuti provenienti dal distretto di Como.
All’inizio i modelli proposti erano solamente due, ovvero l’impermeabile monopetto e il trench doppiopetto, nelle versioni estiva e invernale, ma con il tempo le esigenze di produzione iniziano a evolvere.
Così, negli anni ’70, SALCO inizia a produrre anche modelli da donna e, circa 10 anni dopo, inizia ad avvalersi della collaborazione di stilisti esterni avviando la produzione di piumini.
Ben presto i prodotti SALCO iniziano ad avere grande successo, con addirittura le prime esportazioni in Giappone e in Russia, tanto che i piumini e tutti i capispalla, diventano in breve il core business dell’azienda.
Negli anni ’90 la SALCO comincia a produrre esclusivamente collezioni donna e inizia a inserire nella propria produzione capi arricchiti da preziosi inserti in pelliccia, che diventeranno il tratto distintivo del marchio.
Qualità Made in Tuscany, materiali pregiati e tanta ricerca
Il brand Salco è ormai sinonimo di qualità e creatività e i suoi capi vengono realizzati con i migliori tessuti italiani, accuratamente selezionati, a testimonianza dell’attenzione dell’azienda nei confronti della tradizione artigianale italiana, senza dimenticare un occhio al futuro, con una continua ricerca e innovazione di materiali e stili.
Quello che rende ancora più unica questa azienda è il fatto di aver mantenuto vive le proprie radici toscane, concentrando tutta la filiera proprio in questa regione, mentre partendo dall’iconico trench, la collezione Salco ha iniziato a esplorare forme inedite, dedicate alle esigenze della donna contemporanea. Quelli realizzati da Salco sono capi passepartout che ogni donna può trasformare e interpretare secondo il suo gusto e il suo umore.
Affascinata da questa filosofia aziendale, ho voluto intervistare l’attuale proprietario dell’azienda, ovvero Stefano Salvadori, nipote del fondatore.
Cosa pensa del sistema moda Italia?
La moda rappresenta ancora un punto di riferimento importante per il sistema imprenditoriale italiano ed è uno dei settori dove l’Italia rimane sempre all’avanguardia. La creatività italiana è riconosciuta oggi ancora di più che in passato come un fattore unico del nostro Paese.
L’Italia e quindi le firme italiane hanno ancora un peso a livello internazionale?
Sì certo, le firme italiane, dai grandi marchi ai brand più piccoli, sono ancora un grande segno di riconoscimento dell’Italia, grazia a una presenza commerciale e distributiva in tutto il mondo; la moda ha saputo sfruttare al meglio opportunità dell’export e della globalizzazione.
La moda oggi può ancora definirsi driver di tendenze come è accaduto nel passato?
Direi di sì, nonostante la grande frammentazione che contraddistingue la moda internazionale, la ricerca e lo studio di tendenze sono sempre alla base delle politiche distributive
Si vede qualcosa di davvero originale o è tutto mix and match e richiamo al passato?
I richiami al passato tendono a focalizzare l’attenzione sulla storia e la lunga tradizione della moda italiana, sinonimo di continuità e costanza. Talvolta però si corre il rischio di limitare la ricerca di nuove tendenze e prodotti originali; credo che ciò dipenda più da un contesto economico difficile a livello mondiale, che comporta una maggiore prudenza a inserire prodotti nuovi o originali.
C’è ancora spazio per la creatività o tutto è dominato da logiche di business come per i grandi brand guidati da holding internazionali?
Le novità più grandi contraddistinguono più i brand medio-piccoli che le grandi firme, spesso ormai inserite in questi gruppi internazionali, che tendono magari a focalizzarsi più sulla gestione distributiva e commerciale che sulla ricerca vera e propria.
Tuttavia i grandi gruppi, tipo LVMH o Kering, possono comunque dare ai brand acquisiti una maggiore dimensione a apertura verso i mercati internazionali, dal momento che un problema del capitalismo italiano è il nanismo del sistema imprese. L’optimum sarebbe trovare un punto di equilibrio tra il rafforzamento economico e la tranquillità creativa e di ricerca.
C’è ancora spazio per l’haute couture o il pret a porter spadroneggerà fino a diventare l’unica possibile di scelta?
La haute couture rappresenterà ancora un riferimento alto in cui i grandi sarti e le grandi firme potranno ancora esprimere la creatività necessaria.
E l’artigianalità?
L’artigianalità è la base e l’essenza della moda italiana. La manifattura, in cui siamo maestri indiscussi, è un punto di forza e riferimento nel mondo. Solo una filiera produttiva di alto livello può creare prodotti riconoscibili, che sono la base per creare imprese e gruppi industriali con visibilità e distribuzione internazionale, con il know-how del Made-in-Italy.
Cosa è il lusso oggi?
Il lusso oggi rappresenta un elemento di unicità e sofisticazione per i clienti. Il lusso italiano nello specifico trasmette tutta la tradizione italiana, in tutte le sue forme.
Come ritagliarsi un proprio spazio? Quale è il fattore di diversificazione e unicità per essere conosciuti e riconosciuti?
Creare un prodotto originale e ben fatto, che incontri le necessità e crei un’esperienza di lifestyle per i consumatori. Esclusività, artigianalità e un facile utilizzo rappresentano tre caratteristiche importanti.
Cosa offre di unico il suo brand?
Abbiamo cercato di riappropriarci il più possibile della nostra tradizione, dato che il brand è stato creato nel 1951, ma allo stesso tempo cerchiamo di essere innovativi e proiettati verso il futuro grazie alla continua ricerca e innovazione di materiali. Partendo dall’iconico trench, la nostra collezione si sviluppa in un percorso volto a esplorare forme inedite, sempre tenendo presente le esigenze della donna di oggi.
Per la prossima collezione, la primavera/estate 2018, oltre ad esserci affidati a una stilista di grande competenza nel mondo dei capospalla, abbiamo anche riorganizzato il nostro network di partner di produzione, che prima erano dislocati in vari punti del territorio italiano, scegliendo aziende sul territorio toscano. Considerando che anche Renza Silvestri, la stilista, è toscana, direi che possiamo definirci un vero e proprio Made in Tuscany.
Quale è il principio cui si ispira?
Il principio base è la qualità, unita a una grande attenzione ai dettagli, un alto livello di manifattura e una ricerca scrupolosa di materiali pregiati tra i migliori tessuti italiani, al fine di offrire un prodotto sofisticato, elegante e pratico allo stesso tempo, pur posizionandoci in una gamma alta di clientela.
Quale è il suo target?
Il target della nostra clientela è alto, puntiamo ad una fascia di negozi multimarca di lusso accessibile.
Cosa vogliono i consumatori oggi?
I consumatori desiderano un prodotto bello, elegante e sofisticato allo stesso tempo, che li renda contenti dei loro acquisti e soddisfatti, anche per il rapporto qualità/prezzo.
Aneddoti da raccontare?
Oggi realizziamo solo collezioni donna, ma quando l’azienda è stata fondata da mio nonno era specializzata nella produzione di impermeabili per uomo. Nel 1958 e nel 1974 abbiamo sponsorizzato la nazionale italiana di calcio durante i mondiali, fornendo gli impermeabili per tutto il team.
E per il futuro? Dove sarà il suo brand?
Mi auguro che riusciremo nel nostro obiettivo di crescita, riuscendo ad avere una distribuzione di alto livello, soprattutto in Asia e in Italia, per diventare un punto di riferimento nel mercato del capospalla elegante e di moda allo stesso tempo. Mi piacerebbe che Salco diventasse un “sinonimo” di trench, parka o piumino di lusso.
Consiglio per i giovani che vogliono intraprendere la sua professione?
Credere in ciò che si fa, circondarsi di persone e collaboratori professionali, e creare un prodotto unico e riconoscibile.