“Qual è l’essenza della bellezza?”
Difficile rispondere perché la bellezza è un concetto fluido non una regola fissa.
Ogni epoca ha avuto il suo canone estetico e la storia ci dimostra come si sia passati da un estremo all’altro, dall’ideale di donna tutta curve dei primi del ‘900 con le famose Gibson Girls o la pin up degli anni ’50 alle figure filiformi degli anni ’60 con Twiggy e all’Heroin Chic degli anni ’90.
Qual è il riferimento corretto? Nessuno ovviamente.
Perché queste icone sono solo e soltanto icone, cui ispirarsi eventualmente, ma non dovevano e devono essere dei dictat.
Ma ahimè sappiamo invece quanto noi donne siamo influenzate dal contesto, dalla moda, dalla famiglia, dagli stereotipi.
E quindi torno a chiedere…
“Qual è l’essenza della VOSTRA bellezza?”
La bellezza è soggettiva e risiede nella forza della propria unicità, nelle proprie potenzialità e talenti…che sono solo nostri, unici appunto, e assolutamente irreplicabili perché scritti nel nostro DNA.
Essere diversa è certamente più faticoso, perché richiede il coraggio di non rispondere alle aspettative degli altri, di non compiacerli, di dire NO.
Piuttosto bisogna impegnarsi per scoprire davvero chi siamo, conoscersi nel più intimo, accentando anche i difetti che contribuiscono ulteriormente a essere autentiche.
Sono le nostre imperfezioni a renderci UNICHE!
Ne sapeva qualcosa Elsa Schiaparelli che da bambina soffriva di un complesso di inferiorità nei confronti della sorella che veniva definita ‘bella’ dalla famiglia mentre lei si è sempre sentita un brutto anatroccolo con suo viso lungo e i sette nei che le segnavano la guancia sinistra.
La Schiaparelli aveva la bellezza dentro ed era talmente incontenibile che non le è bastato il perimetro del suo corpo ma ha dovuto esprimerla anche attraverso le sue creazioni, i colori, le eccentrità come se fossero un’estensione di sé.
E’ nella valorizzazione della diversità la VERA misura della propria bellezza.
E tutto questo non ha nulla a che fare con l’estetica, l’immagine, ma con concetti legati al tema della consapevolezza, dell’empowerement.
Sono queste le vere fondamenta sulle quali costruire la propria autostima, sicurezza ed è per questo che si dovrebbe insegnare già in epoca adolescenziale quando è importante conoscersi per apprezzarsi.
Pensate che nel mondo solo il 4% delle donne si vede bella e solo il 30% si vede magra.
E’ come se quando ci guardassimo allo specchio ci fosse nei nostri occhi un prisma che deforma la figura.
Le donne italiane poi sono tra quelle che hanno i livelli di autostima più bassi come è emerso da una recente ricerca condotta da Dove, il brand di cosmesi.
In particolare emerge che 4 donne su 10 non si sentono belle, 7 su 10 non hanno “un’alta opinione” del proprio corpo e quindi tendono a saltare i pasti e a non partecipare ad eventi sociali perché si vergognano del proprio aspetto.
Non solo.
5 su 10 pensano di non poter sbagliare o mostrare le loro debolezze, 5 su 10 sentono la competizione con i familiari e gli amici e 8 su 10 hanno difficoltà a sostenere le proprie opinioni.
Vi rendete conto di quanto siamo condizionate da noi stesse, dalla percezione che abbiamo di noi che altro non è che lo specchio di ciò che pensiamo gli altri vogliano da noi?
E’ un ginepraio e spesso ci restiamo avviluppate così tanto dentro che ci perdiamo e non ci riconosciamo più, non sappiamo più chi siamo!
Certamente questo è il frutto di una società sempre orientata al giudizio, alla performance, che propone esempio non realistici e un costante confronto che fa sentire inadeguate non solo rispetto al proprio corpo, ma anche rispetto al proprio status.
Oggi l’unica difesa che possiamo mettere in campo è la nostra centratura, il nostro equilibrio psicofisico perché siamo bombardate quotidianamente da modelli che spesso sono molto lontani dalla nostra vita e diciamolo anche dal nostro portafoglio!
I social in questo processo sono stati devastanti.
Vedi cosi tanta bellezza che è naturale che la vuoi anche tu.
Vuoi essere bella come Paola Turani o Chiara Ferragni
Vuoi possedere cose belle come quelle che sfoggia quotidianamente molte influencer che indossano anelli da 5000 Euro.
Ma poi chiudi il cellulare e capisci che non puoi è allora subentra la frustrazione, l’avvilimento, spesso la depressione o ancora peggio per molte adolescenti l’insorgere di malattie come anoressia o bulimia.
Precisiamo. Non sto demonizzando i social o le influencer.
Dico che bisogna guardare a loro per quello che sono, ovvero persone che propongono dei canoni di bellezza, ma non la bellezza vera intesa come UNICITA’!
E’ dimostrato che quando invece le donne hanno fiducia nel proprio corpo e se ne prendono cura sono più forti e centrate: il 78% tende a vedere il lato positivo di ciò che accade, il 52% sente di poter raggiungere i propri obiettivi o si sente inarrestabile, il 67% sente di poter decidere in autonomia della propria vita.
E’ dunque su questo che bisogna lavorare, sulla ricerca del proprio Style Factor!
E qui torno alle fondamenta di cui parlavo prima: consapevolezza e empowerement.
Perché solo se questi due concetti si radicano profondamente dentro di noi potremmo far sì il think positive diventi l’atteggiamento della maggioranza di noi e non della minoranza delle ragazze e delle donne.
Consapevolezza che la bellezza non è uno stereotipo necessariamente condiviso.
Consapevolezza che le nostre dissonanze sono la vera bellezza autentica e che probabilmente potrà essere apprezzata da pochi, ma si deve sempre puntare sulla qualità delle relazioni, non dal conformismo di massa.
Bisogna crederci ed esprimere il proprio atteggiamento positivo anche attraverso il proprio aspetto, che sarà curato, gradevole, elegante, bello ma non per forza perfetto. Questo è fare empowerment. Questo è dare valore a noi stesse contribuendo anche a migliorare la società con l’esempio di ciò che siamo e ciò che facciamo.
Bisogna investire su noi stesse, in modo valorizzante, credibile, riconoscibile e costante (senza quei stravolgimenti che spesso ci snaturano e talvolta ci ridicolizzano), ed essere al tempo stesso un esempio per chi ci osserva e ha bisogno noi come punto di riferimento per non farsi condizionare di modelli dannosi.
Dobbiamo essere dei role model, che badate bene, è un ruolo molto diverso dall’essere icona, influencer.
Porsi nell’ottica del role model implica assumersi la responsabilità delle proprie parole e azioni sapendo che ciò che facciamo potrebbe essere emulato.
In fondo lo siamo nostro malgrado tutti i giorni quando interagiamo con i nostri figli, nipoti, alunni, ma anche con nostri coetanei, colleghe, amiche, sorelle.
Dobbiamo allenarci per questo.
Non è certamente una predisposizione naturale per tutti, ma lo stile si impara, l’autostima si coltiva, l’equilibro si mantiene solo se ci prendiamo cura di noi, se ci amiamo.