La moda anni 60 ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta per la storia della moda. Si affermarono nuovi canoni estetici, nuovi colori, nuovi stili e beauty.
Se negli anni ’50 la moda è femminile e seducente, nel decennio successivo tutto cambia, trionfa lo stile androgino e da ragazzina, la cosiddetta “gamine“.
Sono gli anni in cui il mondo occidentale vive importanti trasformazioni e fatti storici, è il decennio in cui i giovani insorgono e propongono nuovi modelli di vita, contrari e antitetici all’imperante società dei consumi. Sono il periodo delle contestazioni studentesche, della rivendicazione della libertà negata e della strenua opposizione alla guerra del Vietnam.
E’ l’epoca dell’insediamento di Kennedy, dello sbarco sulla Luna, di Woodstock. Ognuno di questi eventi ha segnato profondamente gli usi e i costumi della società.
Anche l’universo moda ha fatto sue tendenze e stili così diverse tra loro da apparire spesso contrari al concetto stesso di moda che, dagli anni ’60 in poi, acquista una nuova identità: non più intesa solamente come haute couture, ma inizia a diventare ‘democratica’ perché sono i giovani a creare il proprio stile e dando vita a look nuovi. E’ la moda che inizia ad affermarsi dal basso, dalle subculture, da correnti che vengono consacrate definitivamente negli anni ’70, come il movimento punk.
Nel corso degli anni ’60 inizia ad affermarsi il concetto di mix and match, laddove convivono tra loro moltissimi stili: si passa da quelli influenzati dalla musica (è il periodo dei Beatles e dei Rolling Stones), al look dei “contestatori” (jeans lisi, scarpe da tennis, maglioni lisi ed eskimo o montgomery come giacca invernale) allo stile bon ton di Colazione da Tiffany (1961) dove la protagonista non è più l’attrice pin up degli anni ’50 ma una esile Audrey Hepburn molto vicina all’icona fashion del decennio, Twiggy, una parrucchiera sedicenne scoperta da Mary Quant e da allora sua musa e ambassador.
Mary Quant è un personaggio chiave degli anni ’60: ha rivoluzionato la moda con la sua minigonna, cortissima ma mai volgare, accompagnata da camice trasparenti d’estate e maglioni a collo alto d’inverno dalle tonalità sgargianti, tipo la Skinny Rib, maglia aderente a costine che fascia la parte superiore del corpo, sempre inventata da Mary Quant.
Di questo decennio è anche il celebre abito a trapezio di Givenchy che si poteva abbinare con le calze colorate o con gli stivali alti quasi fino al ginocchio.
Gli abiti diventano svasati, senza punto vita, coloratissimi, trionfano le stampe geometriche, optical, i pois e le righe, uno stile sbarazzino e allegro che segna l’inizio del cambiamento per tutta la moda femminile.
Accessori protagonisti
Anche gli accessori si evolvono, gli occhiali diventano più grandi, rotondi e coloratissimi, le borse si ingrandiscono, le scarpe si “abbassano”, abbiamo ballerine e stiletti i cosiddetti “kitten” e poi gli iconici zoccoli Dr. Scholl. Tornano in auge cuffie, cerchietti e foulard coloratissimi anche questi con colori intensi, contrasti e stampe optical in black & white. I gioielli diventano grandi e colorati, quasi sempre in plastica.
Trucco e capelli
Grandi protagonisti degli anni ’60 sono gli occhi. Si ripone in un cassetto il rossetto rosso e si dà enfasi agli occhi puntando a un effetto bambola.
Il trucco è intenso: si usa moltissimo mascara, ma anche le ciglia finte disegnate sulle palpebre, lo smokey eyes e l’eye-liner liquido.
I capelli si accorciano e seguono le linee geometriche degli abiti, non boccoli, ma frangette e caschetti; il “pixie cut” è il taglio corto e sbarazzino di Jean Seberg e Mia Farrow, oggi tornato di moda. In alternativa si optava per i capelli raccolti, in chignon o code di cavallo, ma cotonati.
Oggi c’è molta moda degli anni ’60 nelle proposte che abbiamo visto sfilare sulle passerelle. Primo tra tutti Moschino che ha ‘colorato’ e vestito le sue modelle ispirandosi a Jackie Kennedy, ma anche il trionfo degli abiti laminati, chiaro riferimento alla moda metallurgica di Paco Rabanne oggi perfettamente reinterpretata dal Direttore Artistico di Balmain, Olivier Rousteing. E poi i tagli svasati, i pattern.
In fondo se ci pensate bene il contesto storico, politico e sociale presenta molte similitudini e le persone ancora oggi vedono nell’utilizzo esagerato di paillettes, colori e accessori vistosi una via di fuga dalla realtà, un soffio si leggerezza in un mondo dove gli eventi che viviamo hanno certamente un grande peso.