Fin da piccola ho imparato da mia nonna e da mia mamma l’arte di abbinare il bijoux all’abito.
Io sono nata a fine anni ’70 e ricordo ancora le scatole di velluto e le ceste che l’una e l’altra tenevano nel cassetto ricolme di ogni preziosità.
Per il mio immaginario di bambina è come se fossi stata davanti a uno scrigno con dentro il tesoro dei pirati!
Mia nonna aveva oggetti di ispirazione più vintage: conservava ancora collane, bracciali, spille degli anni ‘40/’50, quindi molto oro (vero e finto), pietre, smalti; mia mamma invece, figlia degli anni ’60, aveva bigiotteria colorata, in plastica, argento, molto hippy.
Ancora oggi conservo qualche pezzo.
Adoravo indossarli. Rovesciavo tutto e li provavo tutti 🙂
Perché vi racconto questo?
Perché siamo figli del nostro vissuto e se lo scorso 12 settembre sono andata alla presentazione del libro ‘Il gioiello nel sistema moda’ un motivo c’è e non è solo professionale, anzi prevalentemente personale.
Il libro lo ha scritto Bianca Cappello, massima esperta in Italia in tema di storia del gioiello e della bigiotteria, in collaborazione di altre firme autorevoli del settore tra cui la mia cara amica Elisa Motterle.
Era d’obbligo per me andare all’incontro che si è svolto presso la Biblioteca della Moda di Milano perché è sempre un piacere ascoltare Bianca. Ha una conoscenza della materia talmente profonda che la si ascolterebbe per ore anche perché ha la rara capacità di riassumere in modo eccellente un intero secolo di storia in pochi minuti senza saltare nessun passaggio fondamentale e offrendo invece una panoramica esaustiva del tema trattato.
Anche stavolta non si è smentita 🙂
Il suo libro lo avevo già letto durante l’estate e per chi ama il gioiello, la bigiotteria, la moda, la storia vista dalla prospettiva delle sue evoluzioni socio culturali è sicuramente un testo importante di riferimento.
Perché l’opera non racconta solo l’evoluzione dell’arte di realizzare gioielli e bijoux , ma si sofferma sulla stretta relazione tra accessorio e abbigliamento, che nel susseguirsi delle epoche ha visto questo rapporto vivere momenti di altissimo splendore, altri di maggiore distacco, anche e soprattutto come conseguenza delle collaborazioni più o meno proficue tra stilisti e designer del gioiello.
L’excursus storico prende le mosse dagli albori del moderno “sistema moda”, nel XIX secolo, fino al fashion system contemporaneo e globale.
“Nel 1928 il bijoux era considerato molto più del gioiello (inteso come prodotto realizzato con materiali preziosi) perché davvero poteva essere abbinato con ogni capo di abbigliamento. Era l’accessorio per eccellenza” afferma Bianca Cappello.

Paul Poiret è considerato antesignano dell’uso della bigiotteria fantasia abbinata alle collezioni di abiti’ (parliamo dei primi del ‘900), ma dopo di lui sono stati tanti a sostenere questo connubio.
Cito due testimonianze più o meno recenti che la stessa Bianca ha ricordato durante la presentazione.
Con Ferrè il bijoux diventa tutt’uno con l’abito. Li disegnava lui stesso e li considerava creazioni con la ‘C’ maiuscola.
Dolce&Gabbana per corredare la sua Collezione Bizantina del 2013 con bigiotteria a tema si è affidato all’ultimo laboratorio artigiano oggi esistente, ubicato a Firenze, che usa la tecnica del micro mosaico (tipica del ‘700).
Il libro è denso di storie e aneddoti che offrono uno spaccato brillante e avvincente di questi due mondi.
Questa raccolta è frutto di un intenso lavoro di ricerca di Bianca e dei suoi colleghi che ripercorre tappe fondamentale dei settori della moda, gioiello, design, con un forte comune denominatore: il valore dell’artigianalità.
Altro merito del volume è la descrizione dei processi produttivi – con utilizzo della adeguata terminologia – alla base delle meravigliose creazioni che vediamo nella nutrita galleria fotografica che accompagna il testo.
Processi che attengono sempre all’area del ‘fatto a mano’ laddove il bigiottiere interpreta l’idea creativa dello stilista per dar vita a un prodotto che dal laboratorio finisce sulle passerelle, prima, e nei negozi poi.
Personalmente del libro ho goduto l’aspetto emozionale perché sfogliandolo ha toccato le corde della mia memoria e come dicevo all’inizio mi ha riportato al vissuto della mia infanzia.
Le immagini sono bellissime e ricche e ne fanno un testo che dovrebbe essere nella libreria di ogni fashion addicted che si rispetti 😉