In queste giornate strane e complicate, la voglia di libertà, l’idea del viaggio, del sogno è molto forte, contemporaneamente c’è il bisogno di sentirsi ancorati, protetti, avvolti.
La moda della Spring Summer 2021 esprime pienamente questi sentimenti contrapposti quasi a dar vita a un paradosso che ormai fa parte della nostra vita quotidiana.
Ricordo che le collezioni della SS21 sono state presentate a settembre 2020 e hanno portato sulle passerelle virtuali tutto il carico emotivo del primo lockdown, ancora ignari di cosa si sarebbe delineato nel futuro e molto lontani dall’idea che un anno dopo potessimo rivivere la stessa situazione!
La creatività si è rimessa in gioco per mostrare (come sempre dovrebbe essere) la propria capacità di lettura della contemporaneità dando vita così alle contraddizioni del tempo che viviamo attraverso un mix di minimalismo e meltin pot.
Il fashion system ha riscritto i codici stilistici, prendendo spunto dalle nuove esigenze quotidiane, perché capire e interpretare il contesto aiuta a comprendere la moda stessa, a vestire un capo, non solo a indossarlo.
La moda quindi sarà ancora sogno? Di bellezza, di evasione dalla realtà…?
La moda che vediamo oggi in passerella, sulle riviste, nei negozi ha disegnato il confine tra “prima” e un “dopo” e ha colto le nuove dinamiche, abitudini, stili di vita.
Soprattutto la moda si sta allontanando dalle logiche del consumismo e scegliendo la via della sostenibilità.
Lo stiamo sperimentando con le nuove esperienze di shopping, la nascita di stili come l’athflow, l’attenzione a tessuti sostenibili o antibatterici.
Filati riciclati ed etici, tessuti in stoccaggio, made to order, hand made, second hand, modelli d’archivio sono le “nuove” tendenze della Primavera Estate 2021 che molto probabilmente non smetteremo di sfoggiare con una sola stagione.
La recessione ha concentrato la nostra attenzione sugli sprechi. Molte donne indossano solo una parte del proprio guardaroba, in genere intorno al venti per cento. Se la situazione è questa, allora è preferibile acquistare meno capi, ma di migliorare la qualità, quindi più longevi e in sintonia con approccio.
La moda crea nuove storie guardando dalla sua stessa storia. L’obiettivo è quello di responsabilizzare il consumatore con capi e accessori che saranno utilizzati e tramandati alle nuove generazioni.
È il “lusso necessario” di Giorgio Armani, è l’invito a “comprare meno” di Vivienne Westwood, è la “bellezza dell’identità in continua evoluzione” di Valentino. Sarà una moda “nuova”. Sarà un nuovo modo di sognare.
E’una stagione che propone una nuova normalità fatta di capi comodi a prova di smart working: gli abiti da camera di Dior, il leisurewear (abbigliamento per il tempo libero) di Balenciaga, la lingerie delle bambole-modelle di Moschino.
Ma anche di abiti romantici e pezzi sparkling pensati per farci tornare a sognare, o perlomeno per aiutarci a guardare le cose sotto un’altra luce.
Basti pensare alla sfilata nei boschi di Burberry alla London Fashion Week, ai colori e stampe fresche come le giornate all’aria aperta, in campagna (Philosophy di Lorenzo Serafini) o al mare (Versace). Accessori studiati per lo smartworking, come le scarpe rasoterra di Chanel e gli orecchini vistosi di Schiaparelli.
I nuovi trend questa volta fanno riflettere per ripartire con una nuova consapevolezza, oltre che con un nuovo stile.
Il peso del distanziamento sociale ad esempio si esprime nelle forme aguzze di Balmain, nelle reti di Dries Van Noten, nelle gabbie di Hermès.
Non manca qualche sguardo nostalgico al passato che si rende visibile nei dettagli delle spalline oversize (anni ’80) o la vita bassa degli anni ’90.
Spazio anche agli evergreen – denim in primis – che nonostante rivisitazioni e reinterpretazioni restano un rassicurante punto fermo a cui poter fare riferimento in qualsiasi momento o occasione.