Il Circolo del Web, ovvero…tutto il mondo è paese!

Forse non tutti sanno che ho vissuto metà della mia vita in un paese nella provincia, al Sud.

Vivevo in un posto di mare al confine tra Lazio e Campania, Gaeta.

Luogo meraviglioso, in estate.

Affollato di turisti, fin troppi. Deserto in inverno e senza alcuno stimolo.

Quando vivevo là mi veniva sempre in mente la canzone ‘Il mare di inverno’. E’ proprio così, credetemi.

All’epoca, avevo circa 10 anni, ambivo di tornare a Milano, dove c’era tutta la mia famiglia.

Le luci, i negozi, l’accesso a ogni tipo di attività culturale e ludica, la vita metropolitana…ma soprattutto c’è una prerogativa tipica delle città: ognuno si fa i fatti propri!

A dire il vero spesso questo atteggiamento sfocia nella totale indifferenza al punto che se succede qualcosa le persone voltano le spalle…ma in generale, se prendiamo la parte buona di questa attitudine, trovo che il senso della misura, della discrezione sia un’ottima cosa.

Anche perché al Sud – si sa – questo ‘sapere tutto di tutti’, questa invasione non richiesta nella propria vita non attiene solo alla vita privata, ma in ambiti professionali sfocia poi nelle classiche situazione del…’io sono amico di’…’tu fai parte della mia cerchia’…’io faccio il favore a te, tu lo fai a me’.

Ho sempre odiato questo ‘sistema’.

Venire a Milano per me ha significato lasciarmi alle spalle questo modo di fare, di relazionarsi.

Sembrano cliché, ma è realtà quotidiana.

Bene, vengo a Milano. Era il 1989.

Studio, lavoro…superiamo indenni il 2000. Attraverso la New Economy e mi ritrovo oggi nella stessa situazione del paesello.

Cioè direte voi…?

Beh, non vi siete accorti che il web, anzi a essere precisi i social, stanno manifestando le stesse dinamiche che ho descritto prima?

Due giorni fa Facebook mi ha ricordato che sono iscritta da 9 anni. All’inizio ero un’utente passiva.

Pubblicavo qualche foto, leggevo qua e là cosa facevano gli altri, ma senza particolare interesse.

E già allora pensavo che in fondo pubblicare della propria vita, ma soprattutto leggere di quella degli altri è come mettere in piazza i fatti propri. Ovvio, c’è poi chi ne abusa e chi invece utilizza il mezzo con parsimonia.

Ma il fenomeno che ho attentamente osservato negli ultimi due anni è invece la presenza di ‘club esclusivi’, circoli elitari.

Sì perché come nei paeselli anche qui si formano i gruppetti di amici, con simpatie e antipatie.

Non sono gruppi espliciti, nel senso che non sono stati creati con la funzione Facebook  per riunire persone con gli stessi interessi.

Sono gruppi la cui mappa si traccia virtualmente, attraverso un filo invisibile che unisce le diverse persone che fanno parte della stessa cordata.

Sono persone fintamente open mind e prive di pregiudizi perché alla fine queste persone mettono i like solo ai loro amici, commentano solo certi post, danno credito solo ad alcune persone.

Seguono tutti, ma non con genuino interesse e simpatia.

Ti seguono per vedere cosa fai, ma a morire che manifestino un loro sincero apprezzamento per un tuo contenuto.

Il mondo falso che pensavo di aver abbandonato nell’adolescenza me lo ritrovo ora, sotto i miei occhi.

Si manifesta con modalità diverse, ma la sostanza non cambia.

Dopo due anni di attenta osservazione potrei, se volessi, creare una sorta di carta geografica dei gruppi ‘occulti’ che oggi vivono sul web…almeno con riferimento al mio network.

Che poi ‘occulti’ non è nemmeno il termine esatto perché se si segue il filo invisibile si vede che queste persone non solo si commentano tra loro, ma si ‘aiutano’ anche professionalmente convocandosi a vicenda anche in situazioni offline.

La tizia X inviterà sempre la tipa Y al suo evento, a prescindere dalla sua competenza e professionalità, che per carità, nessuno mette in discussione, ma – magari – dopo aver sentito parlare la tipa Y come relatore per 3 edizioni, alla quarta avrei anche voglia di sentire qualcun altro sul quell’argomento. E invece no.

Si va avanti così e il cerchio resta ristretto sempre a pochi e rigorosamente chiuso…perchè si sa mai che il nuovo arrivato mi porti via qualche like o qualche opportunità di fare business o semplicemente networking.

E meno male che il web dovrebbe essere democratico.

Alla fine tutto il mondo è paese e anche l’universo della rete, per il fatto stesso di essere popolato da persone,  è plasmato dalle persone.

Io certamente capisco che, come nella vita reale, ci siano le simpatie, le amicizie. Ci mancherebbe.

Ma se mi sono permessa di scrivere questo post è perché ho rilevato che questi ‘cordate’ vanno bel oltre la simpatia.  Sono talmente radicate che inibiscono qualunque nuovo ingresso e opportunità…anche se portasse nuova linfa.

No, preferiamo farci le cose tra noi e farci endorsement vicendevolmente.

Una sorta di Ku Klux Klan (a sfondo benefico si intende..almeno per chi ne fa parte).

So di chat su Facebook dove molte persone si ritrovano proprio per dirsi come ‘aiutarsi’ ad avere visibilità e, al contempo, dove si fa ‘gossip’ su chi non fa parte del club.

Mah.

Non ho mai amato le elite, le cordate, i club, tutto ciò che associo al concetto di chiuso.

La mia coerenza non la esprimo nel mettere like sempre alle stesse persone, ma nell’avere un giudizio equo che potrebbe concordare con il post di un professionista oggi e domani con quello del suo diretto competitor. E non per questo devo pensare di essere una ‘mercenaria’.

Io resto della mia idea. Sostanzialmente un battitore libero e indipendente.

E tengo a evidenziare che fortunatamente non tutte le persone sul web, sui social sono così.

Personalmente grazie ai social ho fatto incontri con persone meravigliose, realmente generose e libere da condizionamenti mentali.

***

E voi?

Vi ritrovate in quanto ho scritto o avete altre idee in proposito?

Scrivetemi sono curiosa di esplorare questo argomento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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